fate salvi questi muri
dove a lungo ho steso
il nulla incolore, attingendo dal greto seccoe dall'ansa del fiume;
fate salve le grate del sole della stanza,
barcollanti,
vecchie materne stagioni
e tenete cari i gradini,
le graniglie come granaglie
per i pasti scarsi della solitudine
e le ombre della camera a nord,
conservatele per i fantasmi da delicati occhi
a cerniera;
fate salva la fioritura che spia bianca
dalla cucina, le noci dei giochi
che rotolano nella piazza vicina,
i cento venti della nostalgia
che s'infilano sotto le porte
come lettere senza il vostro nome;
e fate salva questa casa
tutta deposito di mele,
archivio di ricordi discordi,
spiaggiate balene del bene
salvezze temporanee
tirate a braccia fuori dai giorni
come zuppe reti.